martedì 28 agosto 2012

Elaborazione progetto d'esame


Ho deciso di proporre come progetto d’esame una serie di scatti di particolari parti del corpo, utilizzando soggetti di differente età. L’idea è nata dalla celebre frase del filosofo Blaise Pascal “il cuore non ha ragioni che la ragione non conosce”. Ho rappresentato gli occhi, grandi osservatori e che permettono alla mente di pensare, e il cuore che inevitabilmente pensa l’opposto della mente.
Ho eseguito gli scatti all’aperto e successivamente ho deciso di presentare il mio lavoro con un livello di saturazione inferiore all’originale per puro gusto personale stampando le foto su carta lucida.











giovedì 9 agosto 2012

Camera Raw


Camera Raw

Il software Camera Raw è incluso come plug-in in Adobe After Effects e Adobe Photoshop.
Camera Raw può essere utilizzato anche per lavorare con file JPEG e TIFF.
È possibile modificare le impostazioni predefinite utilizzate da Camera Raw per un modello specifico di fotocamera. Per ogni modello di fotocamera potete anche modificare i valori predefiniti per una determinata impostazione ISO o fotocamera (per numero di serie). Potete modificare e salvare le impostazioni dell'immagine come predefiniti da usare con altre immagini.
Se si usa Camera Raw per apportare delle modifiche a un'immagine Raw, compresi il raddrizzamento e il ritaglio, i dati Raw originali dell'immagine vengono conservati. Le modifiche vengono memorizzate per ogni immagine nel database di Camera Raw, come metadati incorporati in un file di immagine o in un file XMP collaterale, ovvero un file di metadati abbinato a un file Raw.
 Un file Raw contiene i dati in scala di grigio non elaborati e non compressi registrati dal sensore delle immagini di una fotocamera digitale, oltre alle informazioni su come è stata acquisita l'immagine. Il software Photoshop Camera Raw interpreta il file Raw mediante le informazioni sulla fotocamera e sui metadati dell'immagine per creare ed elaborare un'immagine a colori.
I file Raw sono praticamente come i negativi su pellicola. Potete rielaborare il file in qualsiasi momento, raggiungendo i risultati che desiderate mediante modifiche a bilanciamento del bianco, gamma cromatica, contrasto, saturazione del colore e nitidezza. Quando modificate un'immagine Raw, i dati originali vengono conservati. Le modifiche vengono memorizzate come metadati in un file collaterale, in un database o nel file stesso (nel caso del formato DNG).
Per ottenere file Raw dovete impostare la fotocamera in modo che salvi i file nel formato Raw proprietario.

Elaborare le immagini con Camera Raw
1. Copiate i file Raw sul disco rigido, organizzateli
2. Aprire i file di immagine in Camera Raw.
3.Regolate il colore
4. Apportate altre modifiche e correzioni all'immagine.
5. (Facoltativo) Salvate le impostazioni dell'immagine come predefinito.
6. Impostate le opzioni del flusso di lavoro per Photoshop.
7. Salvate l'immagine o apritela in Photoshop

giovedì 5 luglio 2012

Il tempo che fu..

Sono sempre stata molto affascinata da pezzi del passato che ancora oggi continuano a vivere.












La composizione


Per scattare una buona fotografia sono molte le componenti che dobbiamo tenere presenti. 
E’ molto importante individuare da subito le caratteristiche del soggetto che vogliamo riprendere. E’ importante fare sempre un’analisi approfondita del soggetto, se è morbido, duro, ruvido o liscio. 
Bisogna analizzare il contenuto e le situazioni. Decidere quale caratteristica per noi è importante evidenziare. Cercare un punto di vista nuovo. Cercare di guardare con attenzione il profilo, il contorno del soggetto, cercare di osservare in maniera approfondita le ombre che il soggetto produce e su quali tipi di superfici sono prodotte. E’ importante anche osservare da quali tipi di materiali sono composti i soggetti e quale tipo di luce sia più idoneo a illuminarli. 
Cercare di cambiare il punto di vista, la lunghezza focale, la luce e i riflessi, possono aiutare a trovare scatti più interessanti. Un’altra caratteristica molto importante e che bisogna sempre tenere presente è la forma e il volume del soggetto, le nuvole, le onde sono soggetti che hanno una forma transitoria che non hanno consistenza. E’ importante riuscire a riconoscere la forma degli oggetti indipendentemente dalla funzione che svolgono. Anche il colore e l’intensità sono molto importanti per creare la giusta atmosfera in una fotografia per esempio quelli neutri creano una sensazione di morbidezza e di piattezza. Anche la diversa regolazione ISO o la sensibilità nelle pellicole crea effetti differenti sulla resa degli scatti, ad esempio pellicole ad alta sensibilità hanno una grana molto più marcata e una scarsa resa cromatica. Il movimento è un altro elemento molto importate da tenere presente, l’occhio umano è molto ricettivo al movimento e anche i suoi campi più estremi sono molto sensibili. Movimenti molto veloci fanno apparire le forme come elementi striati. Si possono ottenere interessanti effetti sul movimento anche con l’utilizzo del flash, questo sistema si chiama “sfocatura con flash”. Questa tecnica si realizza quando la velocità dell’otturatore è lenta e si scatta la fotografia con un flash. Quando scattiamo una fotografia dobbiamo sempre tenere presente il significato che vogliamo assegnarle che può essere semplice o molto complesso. Il significato si può costruire in molti modi diversi come con la giustapposizione di diversi oggetti. Se si vuole che gli osservatori capiscano il significato che si vuole assegnare alla fotografia, bisogna essere sempre sicuri di inquadrare il soggetto nella giusta prospettiva. Il significato della fotografia è proprio il centro della fotografia stessa. La composizione dell’immagine viene effettuata attraverso il mirino, attraverso il quale, possiamo isolare la parte di mondo che vogliamo ritrarre, isolandola dal resto. Con le macchine reflex è più facile effettuare delle buone inquadrature perché ciò che si vede attraverso il mirino è esattamente quello che impressionerà la pellicola, mentre con le fotocamere compatte l’inquadratura avviene attraverso un mirino separato, questo può provocare errori d’inquadratura perché l’oculare vede il soggetto da un punto di vista leggermente differente rispetto alla reale visione. Questo errore si chiama parallasse. Per realizzare una buona immagine sono diverse le cose cui bisogna porre attenzione, una delle prime è cercare di individuare l’orientamento e la quantità di luce che colpisce l’oggetto che dobbiamo fotografare. Altro fattore da tenere presente è cercare di avere una perfetta padronanza dell’esposizione, ma tutto questo non basta per essere sicuri di effettuare un buono scatto, non è sufficiente aver effettuato una giusta esposizione, aver regolato i tempi e diaframmi in maniera perfetta, l’inquadratura potrebbe comunque non risultare buona in quanto la composizione non è stata ben scelta. Una bella composizione nasce da un “giusto” rapporto, che si può ottenere seguendo alcune semplici regole. 
Tutti gli elementi all’interno della fotografia devono risultare ben bilanciati tra di loro. Una fotografia che presenta elementi ammassati solo in una parte della stessa, risulta immediatamente sbilanciata. Il primo lavoro della composizione si compie a occhio nudo, ma è importante applicare in modo istintivo la “regola sei terzi”.
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LA  REGOLA DEI TERZI
La regola dei terzi consiste nel dividere idealmente l'immagine in tre parti uguali, sia verticalmente che orizzontalmente, e collocare poi il soggetto che interessa vicino a uno dei quattro punti di intersezione delle linee divisorie o lungo di esse.
I punti d’intersezione delle rette definiscono un rettangolo centrale, definito Zona aurea.
Centrando un soggetto nel rettangolo centrale, potremmo notare che l'immagine manchi di qualcosa; d’incanto.
Sfruttando invece i quattro angoli della Zona aurea, potremo donare un aspetto completamente diverso alla nostra immagine.
Come funziona.
Il concetto è semplice: collocare i soggetti, principali e non, in corrispondenza degli angoli ma seguendo qualche semplice regola.
Innanzitutto dobbiamo stare attenti a non "occupare" tutti e quattro gli angoli altrimenti porteremo solamente confusione perchè nessun soggetto dominerà sull'altro.
La teoria indica che il soggetto principale e quello secondario dovranno essere nei 2 angoli opposti; in questo modo si creerà anche una immaginaria linea diagonale che rafforzerà ancor più entrambi gli elementi, portando la nostra attenzione dal soggetto principale a quello secondario.
Con sfondi composti da linee orizzontali, come i paesaggi ad esempio, la regola dei terzi sarà fondamentale per una buona riuscita della nostra immagine.
In questi casi dovremo collocare la linea dell'orizzonte in corrispondenza di una delle 2 linee orizzontali, a seconda dell'elemento che secondo noi è più interessante, cioè il cielo o ciò che vi è sotto.
E' facile vedere, nel caso di paesaggi, come l'immagine avrebbe perso "carattere" se la linea dell'orizzonte si fosse trovata al centro.
Lo stesso principio vale ovviamente per soggetti "verticali"
I ritratti anche si prestano molto alla regola dei terzi. Collocando difatti l'elemento da risaltare in uno degli angoli, si darà maggior interesse a questo. L'eventuale elemento secondario dovrà essere collocato all'angolo opposto, sebbene nei ritratti non sia sempre possibile.
La regola dei terzi, comunque, non è una legge ma piuttosto un riferimento compositivo, quando applicabile.
Ci sono molti casi in cui la regola dei terzi NON deve essere seguita. Un caso tipico è la fotografia macro, ad esempio una macro di un fiore.
Per far pratica, provate comunque più scatti, spostando i soggetti tra gli angoli; vi permetterà di capire mano a mano quando e come utilizzarla!
La regola dei terzi è forse il più noto principio della composizione fotografica.
Questa naturale tendenza spesso si trasforma in un errore nella fotografia però.
La regola dei terzi si basa su un semplice principio: divedere immaginariamente l'inquadratura in 3/3, sia orizzontalmente sia veritcalmente, tracciando appunto delle rette parallele alla base e all'altezza. I punti di intersezione delle rette definiscono un rettangolo centrale, definito Zona aurea
Centrando un soggetto nel rettangolo centrale, potremmo notare che l'immagine manchi di qualcosa, di incanto. Sfruttando invece i quattro angoli della Zona aurea, potremo donare un aspetto completamente diverso alla nostra immagine.

domenica 24 giugno 2012

Marco Signorini

http://www.marcosignorini.it/photoblog/autori/autoriold/reed-rader/

Autore molto interessante il quale trasmette dinamica, energia e carica.

Teoria - obbiettivi, profondità di campo, esposizione e diaframma.

 DIAFRAMMA 
 Il diaframma è un meccanismo interno all'obiettivo, formato da lamelle metalliche sovrapposte, le quali formano un foro regolare che determina il diametro del fascio luminoso (apertura) e quindi l'intensità dell'illuminazione che colpisce il piano pellicola. L'apertura è la dimensione del foro nel diaframma dell'obiettivo, ed è indicato dai valori “f” segnati su un anello dell'obiettivo chiamati stop o diaframmi. I valori più comuni, dal più aperto al più chiuso, sono: f/1.4 – f/2 – f/2.8 – f/4 – f/5.6 – f/8 – f/11 – f/16. Aprendo di un diaframma (o stop), per esempio da f/5.6 a f/4 l'ampiezza del foro nel diaframma raddoppia e quindi permette al doppio della luce di passare, sempre parità di tempo d'esposizione. Il diaframma si comporta come una pupilla, dosa la luce che attraversa l'obiettivo: si chiude quando c'è tanta luce e si apre quando la luce è scarsa. Con diaframma più chiuso (f/11) avremo una maggiore profondità di campo. Il diaframma si può regolare manualmente o automaticamente.



TEMPO DI ESPOSIZIONE

I numeri sul disco selettore dell'otturatore si chiamano tempi d'esposizione. Il tempo d'esposizione (della pellicola), determina la durata d'apertura della tendina dell'otturatore nella macchina fotografica permettendo così, di impressionare la pellicola. I tempi d'esposizione, espressi in secondi, più comuni sono: 1/8 – 1/15 – 1/30 – 1/60 – 1/125 – 1/250 – 1/500 – 1/1000. Variando da 1/125 (un centoventicinquesimo di secondo) a 1/250 (un duecentocinquantesimo di secondo) si dimezza il tempo, quindi si dimezza la quantità di luce che impressiona la pellicola, sempre a parità d'apertura di diaframma. Impostando un tempo d'otturazione veloce si riesce a congelare un azione, mentre con un tempo lento si crea un effetto mosso per esaltarne la dinamicità. Importante è la scelta del tempo d'esposizione perché da esso dipende la nitidezza della fotografia. Il tempo d'esposizione è regolabile sia manualmente sia automaticamente.


PROFONDITA' DI CAMPO


Sulla pellicola si forma l'immagine degli oggetti che si trovano davanti all'obiettivo. L'immagine risulta nitida solamente quando la distanza tra l'obiettivo e la pellicola è corretta (piano focale). Oltre al piano focale abbiamo una zona d'accettabile nitidezza, che è la profondità di campo. La profondità di campo è la distanza fra i soggetti più vicini e quelli più lontani contemporaneamente a fuoco. Sono tre i fattori che influenzano la profondità di campo:
 l'apertura del diaframma, la distanza del soggetto, la lunghezza focale dell'obiettivo.
 Più chiudi il diaframma, maggiore è la profondità di campo. Minore è la lunghezza focale, maggiore diviene la profondità di campo. Maggiore è la distanza tra il soggetto e l'obiettivo, più estesa è la profondità di campo.



Obbiettivi
Gli obiettivi fotografici sono il mezzo attraverso il quale le immagini arrivano ad impressionare la pellicola. L'obiettivo è costituito, oltre che dalle lenti, da una serie di meccanismi di controllo quali il diaframma e il sistema per la messa a fuoco dell'immagine. Gli obiettivi si dividono in base alla loro lunghezza focale, che si esprime in millimetri (mm). La lunghezza focale è data dalla distanza tra il centro della lente e il suo fuoco principale, che è il punto in cui convergono tutti i raggi della luce, quindi maggiore è la distanza, maggiore è la lunghezza focale.

Luca Campigotto

http://www.lucacampigotto.com/home.html