domenica 27 maggio 2012

Scatti rubati











La messa a fuoco e la profondità di campo

Esercitazione sulla messa a fuoco.

La corretta messa a fuoco è un requisito essenziale per qualsiasi fotografia. Quando guardiamo gli oggetti e le persone intorno a noi, la nostra percezione è uniforme: ovunque spostiamo la nostra attenzione, vediamo sempre lo stesso livello di nitidezza. Di fatto i nostri occhi focalizzano continuamente ciò che osserviamo, adattandosi all'istante a qualsiasi variazione di distanza e diprospettiva, fornendoci così l'impressione che non esistano differenze tra gli oggetti vicini e lontani e che tutti siano costantemente a fuoco. Nella realtà, quando guardiamo qualcosa di vicino, gli oggetti lontani diventeranno sfocati nel perimetro visivo, e viceversa. L'obiettivo della fotocamera funziona nello stesso modo, con la differenza importante che nel momento di scattare la foto, blocca la messa a fuoco a una determinata distanza e tutti gli oggetti presenti sull'ipotetico piano che passa per quella distanza saranno perfettamente nitidi, mentre gli oggetti più o vicini o più lontani dall'obiettivo rispetto a tale distanza saranno via, via più sfocati. Ogni fotografia, perciò, ha un solo "piano di messa a fuoco critica" che viene determinato dalla fotocamera misurando in automatico la distanza in metri o centimetri tra l'obiettivo e il soggetto che si trova al centro del mirino nel momento in cui premiamo per metà il tasto di scatto.


Tuttò ciò che si trova su tale piano, ossia a tale distanza, detta "fuoco critico", sarà perfettamente a fuoco e perciò apparirà distinto e nitido nella nostra fotografia. Ciò che invece sarà più lontano o più vicino all'obiettivo rispetto alla distanza di fuoco critico, sarà progressivamente sempre più sfocato fino al punto a diventare indistinguibile. Nella pratica, non è possibile riconoscere il piano di messa a fuoco a occhio nudo. Il passaggio dalla nitidezza alla sfocatura è graduale al punto da formare un'area entro la quale gli oggetti ci sembreranno comunque nitidi, anche se non avranno una messa a fuoco perfetta. Tale area prende il nome di profondità di campo e copre un'ampiezza variabile a seconda della distanza del soggetto dalla fotocamera, della lunghezza focale dell'obiettivo e dell'apertura di diaframma. Giocando sulla profondità di campo si creano effetti creativi molto interessanti e si può trasformare completamente una foto, a parità di soggetto e di condizioni di luce.




venerdì 25 maggio 2012














Luigi Ghirri

Lezioni di fotografia 
Luigi Ghirri



Le lezioni di cui si parla nel titolo sono state tenute nel 1989 da quello che è considerato uno dei maggiori autori fotografici mai apparsi nel panorama italiano: Luigi Ghirri.
Si tratta delle trascrizioni dei numerosi incontri che Ghirri ebbe con gli allievi dell’Università del Progetto di Reggio Emilia. L’idea di base dei curatori Giulio Bizzarri e Paolo Barbaro è stata quella di mantenere il tono colloquiale e leggero delle lezioni e di puntare, dunque, sulla freschezza e sulla semplicità del sistema comunicativo di Luigi Ghirri che, sotto questo punto di vista, viene fuori chiaramente come docente tutt’altro che accademico e noioso.
Il libro alterna fasi in cui il fotografo si sofferma anche su aspetti di carattere tecnico (macchine fotografiche, obiettivi, illuminazione) ad altre nelle quali emerge il suo autentico spirito di ricerca, la sua tendenza verso la riflessione teorica, verso il pensiero filosofico applicato non tanto alla disciplina fotografica quanto piuttosto all’atto del guardare e dell’inquadrare.
Ghirri afferma che “la fotografia non si ferma, non si esaurisce nell’oggetto di partenza, nel soggetto ripreso” . Ed ancora, si rivolge ai suoi allievi con una frase a nostro parere significativa: “…mi piacerebbe molto che durante questo corso voi riusciste a imparare a fare una buona inquadratura, che significa già qualcosa, e soprattutto a cercare nella realtà le inquadrature che già esistono”.
Sinceramente questo libro non mi è piaciuto moltissimo ma il capitolo che mi ha più interessato è stato:
Immagini per musica, mi sembra l'ultimo capitolo. In questa sezione, Ghirri narra della sua attività di fotografo per gruppi ed etichette musicali. È stimolante scoprire come copertine di dischi che negli anni hanno accompagnato la passione di molti musicofili siano state realizzate proprio dal fotografo di Scandiano: da Dalla-Morandi a Luca Carboni, Grignani. E, in ambito classico, dalla copertina dei Flute Concertos di Bach ai Notturni di Chopin suonati da Artur Rubinstein.

venerdì 4 maggio 2012






Cos'è la fotografia?

Cos'è la fotgrafia? Cos’è la fotografia? • La fotografia è un mezzo, un “linguaggio visivo” per comunicare fatti reali o situazioni fittizie, o per manifestare idee e pensieri. Richiede padronanza del mestiere e abilità artistica in proporzione variabili.
• La conoscenza della tecnica è essenziale se si vogliono sfruttare appieno le possibilità dei propri strumenti avendone la necessità confidenza: Conoscere il “come”ci consente di concentrarci sul “cosa” e sul “perché”.
• Bisogna sempre tenersi aggiornati sui nuovi procedimenti e sulle nuove attrezzature cercando di rendersi conto che genere di immagini permettono di ottenere.
• Da un punto di vista visivo, lavorare con la fotografia a colori è più semplice. In camera oscura però conviene con il bianco nero.
• La fotografia registra in modo estremamente fedele e dettagliato. Da una valutazione superficiale può sembrare assolutamente obiettiva e veritiera. Essa invece può essere usata in moltissimi modi, riuscendo anche a capovolgere il significato dei fatti reali raffigurati.
• Sviluppare un buon occhio per la composizione significa rafforzare e affinare il centro d’interesse della propria fotografia. Sono utili per questo genere di apprendimento le guide per principianti, ma occorre evitare di seguirne pedissequamente le regole.
• La fotografia può essere apprezzata o criticata per il suo contenuto, per la sua forma, per le sue qualità tecniche, per il suo significato: tutti parametri che possono essere presi in considerazione singolarmente o globalmente.
• L’opinione corrente che la fotografia fosse una pseudo-arte senza possibilità creative cambiò repentinamente negli anni sessanta. Essa si diffuse e acquistò considerazione fino a diventare contemporaneamente una professione altamente qualificata e remunerata e un mezzo creativo di enormi possibilità espressive.
• E’ necessario imparare dalle foto degli altri, specie se fotografi di riconosciuto valore, ma non si deve cercare che il loro modo di vedere la realtà diventi il nostro.
• Il valore può essere misurato dal modo in cui l’immagine raggiunge il suo scopo. Può avere un valore, tecnico, artistico, commerciale. L’ideale è raggiungere tutti e tre questi parametri.